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madi a biella.

... considerazioni sul materialismo dialettico

madi nel 1946 viene dedotto ludicamente dal nome di uno dei suoi fondatori e teorici: carmelo arden quin che lancia il movimento madi con la lettura del suo primo manifesto al collège français d'etudes superiéures di buenos aires dove avrà luogo un'esposizione all'insegna dell'unità e multidisciplinarità dell'arte con dipinti, sculture, progetti di architettura, composizioni poetiche e dodecafoniche.
con i fondatori e organizzatori del movimento carmelo arden quin, gyula kosice, rod rothfuss ci sono martin blaszko, esteban eitler, salvador presta, ingnacio blazsko. (1)
questa denominazione però rimanda anche a materialismo dialettico. l'attualità stessa di questo movimento artistico sembra ancora essere implicita al significato di questi due termini: materialismo e dialettica, sottratti però da un ideologismo che in molti casi ne ha limitato profondamente il senso. si tratta invece di un'intuizione ancora oggi carica di potenzialità teoriche e concrete ben lontane dall'essere esaurite. la teoria, espressa in più occasioni nei manifesti del movimento, trova la sua ragione d'essere in una nuova prospettiva da cui guardare la realtà, dove fondamentalmente è tentato un superamento dei due distinti e contrapposti pensieri (correnti?) filosofici che fanno capo all'idealismo da un lato e al materialismo dall'altro. i due termini infatti, a differenza di quanto si sia portati a pensare a prima vista, soprattutto in ambito filosofico, avevano assunto nel tempo significati molto differenti dimostrandosi così adatti a interpretare le evoluzioni del pensiero nello scorrere del tempo.

il movimento madi, oggi affermato e diffuso in più continenti, è nato nel lontano 1946 in argentina. lo stesso anno nell'ateneo di montevideo veniva presenta la prima esposizione internazionale di arte madi e a buenos aires, presso lo studio di lucio fontana, il secondo manifesto e la seconda esposizione madi.

sovente accade, in periodi come quello che hanno contraddistinto la nascita di questo movimento, che, accanto all'entusiasmo e alle grandi aspettative nel futuro, la storia si sia imposta in tutte le sue contraddizioni. non a caso, nel 1936, troviamo carmelo arden quin militare contro il fascismo spagnolo e membro della brigata internazionale formatasi a montevideo per continuare poi la sua azione antinazista con articoli, recensioni critiche e conferenze radiofoniche.
un periodo vissuto nel clima di grande entusiasmo suscitato dal trovarsi (dal 1938 al 48) a buenos aires, centro e snodo cruciale per tutta l'america latina, popolata da giovani artisti e scrittori che vivevano un momento unico ed eccezionale. era l'uruguay di torres garcia e carmelo arden quin, l'argentina di lucio fontana e del manifesto bianco ... un susseguirsi di iniziative, riviste, manifesti. nel 1943, sempre carmelo arden quin costituisce la rivista “arturo” con gyula kosice, edgar bailey e rhod rothfuss. la prima e unica edizione nel 1944 comprende la copertina disegnata e incisa da tomàs maldonado, articoli e poemi di vivente hidobro; joaquín torres garcia, murilo mendes e dei suoi fondatori. nel 1945, presso il dottor enrique pichon-rivière, ha luogo la prima esposizione “arte-concreto-invencion” . nel 1946 la nascita del movimento madi.
gli anni che seguirono furono invece contrassegnati da una svolta. e nel clima di riflusso che stava avanzando molti artisti si trovarono nelle condizioni di dover abbandonare il loro paese. per alcuni fu una libera scelta, per altri la conseguenza di posizioni anticonvenzionali in campo artistico e politico in una situazione che, con peron prima, e tutto ciò che sarebbe seguito poi, avrebbe frustrato completamente molte delle energie ed aspettative di quegli anni.
e' così che a parigi si formò un nutrito gruppo di artisti d'avanguardia provenienti dall'america latina. arden quin trasferitosi a parigi nel 1948 entrerà immediatamente a far parte dell'ambiente artistico del tempo avendo così modo di conoscere e frequentare alcuni tra i suoi maggiori protagonisti come seuphor, brancusi, arp, chan, poliakoff, picabia, jacobsen, denise rené ... solo per citarne alcuni.
in seguito sarà tra i fondatori e teorici del gruppo madi francese. salvador presta invece nel 1984 a genova e nel 1990 a milano fonderà il movimento madi italia. l'impegno a rendere concretamente nel campo dell'arte ciò che corrispondeva a quel nuovo modo di relazionarsi alla contemporaneità naturalmente non poteva che riflettersi anche nelle opere. con questo spirito nacquero diverse realtà artistiche madi tutt'ora attive in molti paesi d'europa e nel mondo.
in effetti, ben altro dall'essere un forzato adeguamento all'avanzare della conoscenza, molte delle affermazioni madi sono state poi confermate a più riprese nel corso del tempo.

ma dal punto di vista più prettamente teorico madi sollevava questioni fondamentali che erano state al centro del dibattito artistico e culturale del novecento.
il positivismo prima e il materialismo poi, nei secoli scorsi, avevano infatti acceso molte speranze che in parte si sarebbero anche realizzate. questo era più che comprensibile in un mondo che stava scrollandosi di dosso il peso oppressivo di secoli di sfruttamento, miseria e ignoranza. il trapasso, le ingiustizie e ristrettezze del passato, alla luce del presente, erano diventate ormai così evidenti che perfino una "certa" grettezza di vedute tipica del positivismo e della rivoluzione borghese poteva apparire di gran lunga più accettabile di qualsiasi altra forma di governo precedente. ma se il materialismo in tempi relativamente più recenti si sarebbe poi trovato ad essere interpretato in modo discutibile, cioè dogmatico e conservatore da una parte dei suoi sostenitori (2) e con disprezzo dai suoi detrattori, quel che "voleva dire" e denunciare era di una tale emergenza da andare ben oltre i limiti che dimostrava e le discutibili interpretazioni contingenti.

in realtà le ragioni che storicamente continuavano a scavare una frattura sociale incolmabile sia materiale che psicologica erano sempre state affrontate su di un piano del tutto separato da quello della realtà concreta col risultato di mantenere inalterate molte delle cause e degli inaccettabili privilegi all'origine di tanti problemi ... non di raro definiti con un certo aristocratico disprezzo "materiali".

per materialismo dialettico, in senso classico, si intende invece la teoria marxiana applicata essenzialmente all'economia e alla politica. secondo questa la realtà sociale (nella fattispecie) avrebbe una base materiale, in quanto costituente la materia della storia e il carattere concreto dei bisogni economici; e una base dialettica in quanto movimento e relazione tra classi interpretata però sotto il profilo di lotta ricorrente ma escludente approfondimenti in merito ad altre modalità intermedie di “re/l/azione”. un'interpretazione oggi comprensibile anche alla luce dell'intransigenza e delle ingiustizie del tempo.
ma il materialismo dialettico potrebbe anche essere considerato sotto un altro punto di vista. nel tentativo infatti di superare la netta divisione apparentemente incolmabile tra idealismo, spiritualità da un lato e materia/lismo dall'altro l'introduzione della dialettica potrebbe giocare un ruolo determinante nell' affrontare la fenomenologia della natura e concetti più astratti quali la relazione, il movimento ...
questa infatti consente, seppure su di un piano concreto, di relazionarsi con identica profondità, e per molti versi maggiore sensibilità, alla realtà restituendole quella complessità e considerazione che fino ad allora erano state colmate quasi esclusivamente della religione.
il movimento madi in questo senso, fin da subito, non è da meno.
sostituisce infatti all'idea rappresentazione quella di esistenza, di essere, di presenza considerata anche nei suoi aspetti concreti:
"madi è non esprime
madi è non rappresenta
madi è non significa"(3)

“madi intuisce l'incalzare della presenza nella fenomenologia artistica. l'opera presente allo spazio, non l'illusione figurata di una presenza. queste sono le sculture astratte di fontana (1935). questa è la spinta in avanti e intorno del coplanal... “(4)

rifiutando così ogni facile naturalismo o rappresentazione nell'arte. l'opera madi inoltre, non di raro costituita da più elementi si relaziona con e nello spazio circostante uscendo dallo spazio convenzionale in cui l'opera era stata confinata fino ad allora. quel che in precedenza era stato considerato esclusivamente come supporto alla tela diventa ora parte attiva strutturale dell'opera in alcuni casi mobile, cinetica ed elettro-meccanica. inoltre la sua forma aperta alla poligonalità non si limita a superare la retorica del formato rettangolare ma presuppone tutta una nuova riflessione sul concetto di margine e di composizione interna /esterna all'opera.
nascono così i coplanal.
nell'edizione relativa all'omonima mostra del 1996 dal titolo "dopo il rettangolo" carmelo arden quin afferma:
"ci hanno messo un rettangolo
nel nostro cervello. la grande scoperta madi, da cui è venuta la liberazione estrema, è stata ed è il concetto di poligonalità. l'affermazione come supporto pitturale di tutta la famiglia di angoli armoniosi possibili
" ...

per la teoria madi, com'è possibile leggere nel primo manifesto pubblicato a buenos aires nel 1946 viene recuperato l'assunto kantiano di tesi, antitesi, sintesi alla luce però del più pertinente e moderno pensiero prima hegeliano (idealismo postkantiano) quindi marxiano. per marx infatti, come per hegel, la dialettica continuava ad essere l'espressione di un antagonismo costitutivo della realtà situato però entro la storia e su di un piano economico.
un passo avanti importante che però non poteva (e non può) restare l'ultimo e che in ogni caso conferma il passaggio e la discesa dal mondo delle idee assolute a quello della "relatività" del pensiero moderno non disgiunto dal mondo concreto. per hegel infatti la dialettica è la sintesi degli opposti che costituisce la struttura sia della realtà che del pensiero.
oggi, nonostante la teoria marxiana del materialismo dialettico classico sia considerata inadatta a spiegare la realtà in tutti i suoi innumerevoli aspetti, se considerata in altro modo, potrebbe rivelarsi tutt'altro che scontata. la dialettica infatti non è sempre stata intesa esclusivamente come contrasto o lotta di classe, anche se questa in determinati momenti si dimostra indispensabile. con socrate ad esempio aveva assunto il significato di dialogo.
se infatti l'insistere sul principio di contraddizione risolta in una sintesi superiore è in grado di soddisfare e spiegare alcuni aspetti della realtà, in altri casi, e in campi specifici quali la fisica o la biologia il "discorso" è diverso o comunque si fa più complesso.
sorge cioè il dubbio che la contraddizione risolta e superata in un perenne conflitto, sorelianamente inteso, che ne determinerebbe il superamento e il relativo sprigionarsi di nuove energie, possa sempre rappresentare la soluzione in grado di spiegare tutto ciò che accade a tutti i vari livelli dell'esistente. le relazioni implicite alla materia e alle dinamiche dei corpi che la costituiscono si esprimono attraverso modalità che vanno dall'opposizione, contrasto fino all'assonanza e sinergia.
le dinamiche che determinano l'esistenza di un sistema o di un organismo complesso piuttosto che un altro possono infatti, entro certi limiti, coesitere, soddisfare determinate esigenze, concorrere più o meno allo stesso fine e al tempo stesso essere differenti.

madi dal canto suo, nel campo dell'arte contemporanea si è aperta ad una poligonalità che implica sì le due coordinate ortogonali (verticale-orizzontale - 90°) ma le considera come due tra le innumerevoli possibili, nonché dotate di proprietà specifiche e molto condizionate dalla nostra esperienza culturale (ma aggiungerei anche dalla nostra esperienza terrena, dominata cioè dalla forza di gravità). allo stesso modo la fisica nel sistematizzare gli stati della materia, oltre allo stato liquido, solido e gassoso, oggi ne individua innumerevoli altri intermedi ... non meno degni di interesse e dotati di altrettante proprietà. qualcosa di simile avviene anche in campo cromatico dove ogni sfumatura può essere riportata sia alla "gerarchia" dei colori primari, secondari etc. che ad una tra le innumerevoli specifiche lunghezze d'onda o temperature che caratterizzano ogni tonalità di colore.
il movimento poi non sarebbe percepibile se non attraverso una relazione ...

"di volta in volta la forma è altro, in tutti i sensi; e ciò invita a guardare in modo nuovo il mondo". (4)
altrettanto avviene nel modo attuale di intendere le cose dove ogni progetto o corpo, determina una data realtà dotata di identità e dinamiche specifiche. queste avranno proprietà, caratteristiche, limiti e potenzialità differenti. potranno, entro certi limiti, coesistere o relazionarsi ed essere esse stesse più o meno adatte e soddisfacenti nella duplice funzione di aderire alle necessità e alle potenzialità che la materia esprime a tutti i suoi diversi livelli di grandezza, complessità etc. e collocazione nello spazio. in questo senso gli strumenti anche teorici con cui si esamina un atomo potrebbero essere diversi da quelli usati per capire il funzionamento di una società complessa di individui.
già gli atomisti con democrito, avevano descritto il mondo come costituito da atomi e vuoto. il resto evidentemente, anche dal punto di vista di una sua percezione qualitativa, dipendeva dalle varie combinazioni in cui questi elementi si trovavano ad interagire nello spazio. oggi sappiamo che questa intuizione non era del tutto errata. così come sappiamo quanto sia importante il concetto di spazio e addirittura di spazio virtuale. contemporaneamente nell'esaminare la materia, o più precisamente la massa, è stato introdotto il concetto di energia ad oggi più adatto a comprenderla.
così, per quanto ne sappiamo, la materia concreta, una pietra o una tazzina ad esempio, essendo costituite da atomi, sarebbero molto diverse da come le percepiamo a livello della nostra esperienza comune. gli atomi infatti oltre ad essere considerati gli elementi primi, retoricamente immutabili, quasi assoluti, di un tempo sono oggi interpretati come campo dinamico ed energetico. questo fa sì che che l'aspetto superficiale di un oggetto, dotato di identità e di una relativa immutabilità nel tempo, non corrisponda a ciò che ne è sotteso e che comunque ne determina la sua particolare composizione e diverse reazioni.
sempre carmelo arden quin in un testo poetico intitolato "cérémonial" scrive:
"on est habitué à une illusion de permanence, à l'instar et
dans les choses du monde extèrieure, ainsi que dans notre
univers à nous, jusqu'à en faire fi parfois de notre vraie
identité. mais un autre texte nous dit que seule l'essence,
c'est-à-dire le néant et le tout de l'absolu, peut en venir à
bout de l'énigme.

... "

oggi dal punto di vista linguistico in occidente purtroppo il materialismo sconta la pena di un secolo di produzione industriale stressata e del consumismo. al termine classico di materialismo si è aggiunto infatti un significato dispregiativo come ad indicare qualcosa di grezzo contrapposto a raffinato, intellettuale, spirituale. in altri casi viene affiancato con notevoli semplificazioni all'esperienza del realismo socialista. c'è poi chi si è spinto addirittura ad ipotizzare, così come volevasi dimostrare con certo idealismo, che alla luce delle nuove conoscenze la materia potrebbe benissimo non esistere, in quanto conseguenza di una in/pressione e percezione tutta da verificare. (un'impressione molto concreta però!!! ... bisognerebbe aggiungere).
in realtà quel che è stato messo in discussione, così come è avvenuto più volte nella storia è il concetto di materia mentre resta comunque valida l'esperienza concreta a cui si è sempre fatto riferimento parlando di quest'ultima .
il nichilismo, verso il quale personalmente non nutro nessun pregiudizio, (ma dal quale oscurantisti ed neoidealisti sono sempre stati pronti a trarre conclusioni alquanto affrettate) si presta così ad essere strumentalizzato da chi, in questo ultimo secolo era riuscito a tacciare di volgarità anche un minimo di progresso e il tentativo (utopia?) di emancipare il mondo dalla povertà.

in questo clima il rischio, non solo di madi ma di tutto il pensiero davvero moderno, è che ci si accontenti dei risultati raggiunti rinunciando definitivamente ad una teoria generale che, nonostante ancora ricca di potenzialità, in tal caso potrebbe ridursi a regola conformante. certo le leggi si devono rispettare, soprattutto quando si rivelano strumenti utili e appropriati, oppure come in questo e molti altri in campo scientifico, aprono a nuovi e più ampi orizzonti.
allo stesso tempo anche l'adeguamento o la pretesa acritica di adeguamento, seppure alla libertà o ad uno dei traguardi raggiunti attraverso queste sue aperture, è una prassi che si colloca ad un livello inferiore rispetto a ciò che la teoria stessa sarebbe in grado di prospettare.
un atteggiamento ancora molto diffuso che rischia di annullare il senso più profondo di quel che si sta facendo e di trasformarlo in adesione dogmatica quando dovrebbe essere finalmente il risultato di una scelta, la soluzione più ovvia, intelligente, economica.
... e infondo le prove per sondare il grado di condizionamento al conformismo che vede nella sola ripetizione di una formula data qualcosa che col tempo tende a trasformarsi in orazione o rituale, non finiscono mai.

nel caso di madi penso che il riferimento al "materialismo dialettico", al quale il movimento ha restituito concretezza attraverso i risultati della sua ricerca e la maggiore apertura e libertà conquistata, presupponga quegli ulteriori sviluppi di cui la società nella sua incessante trasformazione ha sempre bisogno.

paola zorzi - biella pralungo - 5 gennaio 2009

scritto in occasione della mostra "nove artisti madi" tenutasi gennaio 2009.
a biella, nell'originale costruzione di palazzo boglietti.
una mostra di arte contemporanea con opere di nove artisti aderenti al movimento madi italia, parte del più esteso movimento madi internazionale.

opere di: angelo giuseppe bertolio - mirella forlivesi - reale f. frangi -
vincenzo mascia - giuseppe minoretti - gianfranco nicolato -
marta pilone - gaetano pinna - piergiorgio zangara.
palazzo boglietti
via f.lli rosselli 102 bis/a
13900 biella – italia


1)alla mostra partecipavano: martin blazsko, valdo wellington, diyi laan, elisabeth steiner (fotografa e disegnatrice), ricardo humbert, alejandro havas, dieudonné costes, raymundo rasas pet, sylwan-joffe lemme, esteban eitler, paulina ossona (danzatrice), i compositori dodecafonisti nord americani ernest toch, aaron copland, roy harris e il compositore argentino carlos paz.
2)come per i "diamat" la cui teoria era stata acquisita come linea ufficiale di partito in unione sovieica. madi, da parte sua, già nel manifesto firmato da carmelo arden quin nel 1946 a buenos aires, aveva preso le distanze:"... en quanto al conocimiento del arte en general y su interpretacion, campea en ello la argumentacion subjetiva e idealista mas vulgar. se ignora las leyes del materialismo dialéctico, y cuando se las emplea es unicamente en economia o politica, dejandose de lado su aplicacion a la historia del arte y a sus leyes intimas como lo hacen los energumenos del realismo socialista"...
3) dal manifesto madi - carmelo arden quin - buenos aires 1946
4) jole de sanna: “dopo il rettangolo” - catalogo della mostra omonima - edizioni arte struktura - milano 1996.


i testi originali di carmelo arden quin e del manifesto madi provengono dall'archivio e edizioni arte struktura – mi (www.arte-struktura.it vedi alla pg.storia di arte struktura )